Come preannunciato nelle scorse settimane, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea si è pronunciata in merito alla validità del Privacy Shield, il regime di protezione offerto fino ad oggi dagli Stati Uniti per creare un ponte di connessione con il Regolamento Europeo.

La Corte del Lussemburgo, scrivendo il più recente capitolo della ormai rinomata Schrems Saga, ha invalidato la decisione presa nel 2016 dalla Commissione Europea, dichiarando l’inadeguatezza del Privacy Shield.

Nell’opinione della Corte, infatti, le limitazioni imposte dalla normativa statunitense che rendono possibili sorveglianze e ingerenze in materia di accesso e utilizzo dei dati non risponderebbero in modo soddisfacente ai requisiti imposti dall’Unione: esulando dallo stretto necessario, tali limitazioni non sembrano rispettare il principio di proporzionalità.

Questa decisione, invasiva per il mondo delle aziende statunitensi e di quelle europee che con loro collaborano, riserverebbe un trattamento diverso alle clausole contrattuali tipo per il trasferimento dei dati personali a responsabili del trattamento in Paesi terzi: la loro validità non viene messa in discussione, a patto che vengano verificati e rispettati i meccanismi di protezione richiesti dal diritto dell’Unione.

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