La primavera quest’anno è stata concomitante con la fioritura di nuovi strumenti di “Intelligenza Artificiale” che sin dal loro sbocciare stanno già creando nuove allergie, discussioni, entusiasmi, ma anche i primi interventi istituzionali atti ad investigare, prevenire e bloccare  eventuali nuovi potenziali rischi e pericoli che questa progressiva fioritura tecnologica  primaverile  può  portare nel mondo.

In realtà prima degli interventi istituzionali italiani, americani e canadesi, la rivoluzione in corso era inavvertita ai più, e difatti un manipolo di uomini stava operando in "solitudine",  ma con  l'avvallo entusiastico di qualche milione di persone, per  sperimentare come cambiare le modalità con cui altre persone interagiranno tra loro, lavoreranno, si divertiranno, si cureranno, studieranno ed altro ancora.

Una rivoluzione che secondo alcuni renderà disponibili strumenti per migliorare il percorso dell’umanità in diversi campi, per raggiungere traguardi impensabili sino ad oggi, dalla cura di malattie incurabili ad altri traguardi che disegnano un paradiso terrestre raggiungibile durante la propria vita, liberandosi peraltro anche dal lavoro ripetitivo e alienante.

Ovviamente come si suol dire non è tutto rose e fiori, del resto da secoli è molto vivace ed attivo un pensiero critico che vede autori diversi porsi delle domande e cercare risposte sul futuro e i rischi di una umanità in balia della tecnologia, disumanizzata e proceduralizzata.

In particolare sono significative le riflessioni sviluppate  da Joseph Weizenbaum che, sebbene fu il primo a creare nel lontano 1965 ELIZA il primo chatbot conversazionale della storia informatica, e pur essendo  considerato uno dei padri di quella branca informatica che passa sotto il nome di intelligenza artificiale,  ne divenne uno dei principali e tra i più autorevoli critici.

Come sono altresì interessanti  le riflessioni del 2021 di  Peter Eckersley, tecnologo, attivista ed esperto di sicurezza informatica fondatore di AI Objectives Institute , che scrisse "In particolare i ricercatori che lavorano allo sviluppo dell'IA si preoccupano delle conseguenze della costruzione di sistemi di ottimizzazione su larga scala non allineati con i valori umani. Tuttavia, un sistema così potente esiste già: il capitalismo. Il capitalismo è una forma di intelligenza artificiale. “ aprendo la discussione, come altri, sul piano politico ed economico dello sviluppo ed uso di queste tecnologie.

Ma si sta delineando un nuovo far west?

In parte queste nuove frontiere che si sono aperte alla massa, che non sono più territori a disposizoni di pochi esperti, rappresentano uno spazio dove in effetti regolamenti e norme ad hoc sono ancora distanti dall'essere attuate.

In effetti sono in corso da alcuni anni riflessioni e vari tentativi istituzionali e governativi di regolamentare con leggi ad hoc lo sviluppo e l’uso di strumenti che adottano AI, una specie di disciplinario a cui attenersi che salvaguardi dignità e libertà della persona in primis, anche se ad oggi gli organismi istituzionali sono ancora impegnati nel trovare ad esempio una definizione riconosciuta e validata globalmente di "Intelligenza Artificiale".

In aggiunta questo ritardo "normativo", e il caso chatGPT è significativo,  alza l’attenzione di noi tutti sulla necessità che ci sia consapevolezza da parte delle persone del nuovo mondo che è all’orizzonte, e di come porsi all’interno di questo, evitando ciò che è successo in passato con l’ondata e l'entusiasmo dei social network i cui effetti positivi e negativi stiamo ancora scoprendo, anche sul fronte delle nuove tecnopatologie.

Siamo di fronte ad un quadro molto articolato e complicato, del resto come lo è stato nell'epopea del far west, oggi si stanno valicando nuove frontiere ove le regole e gli usi sono ancora da definire, dove si passa dall’entusiasmo di molte persone per aver a disposizione strumenti utili per compiere un epocale passo avanti per il benessere dell’umanità, alla paura di alcuni di aver generato un moderno Golem, senza nessuna possibilità attuale di controllo, e chiedendo a tutti di fermarsi negli sviluppi per comprendere il da farsi.

Un quadro nel quale si inseriscono  gli annunci sulla potenziale perdita di migliaia di posti di lavoro,  già però controbilanciata dalla nascita di nuove professioni a servizio della megamacchina, sino ad arrivare all’agitazione tra i vari portatori di interessi, governativi, istituzionali e industriali che sembrano essere stati presi alla sprovvista e corrono velocemente ai ripari accellerando iter normativi, o usando quanto già disponibile, come sta accadendo.

E mentre tutto ciò accade sopra ed in fianco a noi, noi cosa possiamo fare, al di là di "giocare" con ciò che altri ci rendono disponibile?

Spunti per un azione quotidiana consapevole

Ed ecco che la primavera anche per noi ha fatto germogliare ciò che abbiamo chiamato il nostro manifesto, dei semi  per attivare responsabilità e consapevolezza  sull'uso e progettazione delle tecnologie, includendo in ciò gli strumenti basati su tecniche di intelligenza artificiale sempre più diffusi.

Una consapevolezza che renda la persona partecipe e consapevole del suo ruolo nel progettare, distribuire ed utilizzare le tecnologie,  e dell'impatto sociale e umano delle sue azioni.

Semi che nascono dalla nostra esperienza di questi anni, e che offriamo alle imprese per far nascere e far vivere consapevolmente e responsabilmente  la trasformazione digitale in corso.

Il Manifesto di ReD OPEN