Ipse dixit, dicevano spesso i medievali, per richiamarsi all’autorità intellettuale indiscussa di Aristotele. Oggi questa espressione è usata soprattutto per schernire chi assume posizioni particolarmente dogmatiche. In tal modo, si presuppone implicitamente la necessità di evitare qualsiasi forma di cieco e incondizionato affidamento al sapere altrui.

Eppure, in molti casi la nostra conoscenza limitata ci porta a riconoscere l’autorità di altri soggetti in molti contesti decisionali, pensiamo alle indicazioni che riceviamo dal nostro medico. Per tutta l’infanzia, inoltre, affidarsi all’autorità dei propri genitori è la principale ancora di salvezza per imparare a navigare il mondo in modo efficace, evitando i suoi pericoli maggiori, e non a caso sembra essere un automatismo legato in gran parte a ragioni evolutive.

Le nuove tecnologie e l’intelligenza artificiale sono nuovi attori tecnologici nel nostro panorama conoscitivo, a cui in futuro sarà inevitabile riconoscere una certa autorità in virtù delle loro capacità, che in alcuni contesti iniziano a superare in modo netto quelle umane. Ma in che modo e a che livello dovrà essere attribuita tale autorità? Quando essa viene concessa in misura eccessiva, il rischio è quello di clamorosi errori, come quello del bambino che difende le sue affermazioni con espressioni come: “è vero, l’ho letto anche in internet!”. Oppure dell’automobilista che fa inversione in autostrada “perché glie l’ha detto il navigatore” (fatto realmente accaduto).

Nei prossimi anni, con la messa a punto di sistemi dedicati di IA, la faccenda si farà sempre più complicata. Pensiamo ai sistemi di machine learning che assisteranno i medici e che sembra siano destinati a diventare estremamente precisi. Quali responsabilità si assumerà un medico che decidesse di ignorare esplicitamente un suggerimento di questi algoritmi, e quindi di fare altrimenti, nella scelta della cura da attribuire a un paziente?

Ci aspetta un futuro decisamente complesso, in cui fiducia, autorità e responsabilità sono i concetti chiave che dovranno essere sviluppati in modo approfondito e assumere un ruolo imprescindibile a diversi livelli della società e in particolare in azienda.

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Articolo scritto da Marco Fasoli, ricercatore (RTDA) presso il Dipartimento di Filosofia della Sapienza Università di Roma.
Si occupa di filosofia della tecnologia e delle scienze cognitive, in particolare dei cosiddetti artefatti cognitivi e dell’impatto che le nuove tecnologie digitali hanno sul nostro benessere personale.
Attualmente insegna nel corso di laurea in “Filosofia e intelligenza artificiale” (Sapienza). Ha insegnato nel dottorato in “Sviluppo sostenibile e cambiamento climatico” (IUSS Pavia) ed è in tirocinio presso ReD OPEN.