In tempi di digital transfomation nascono le più impensabili collaborazioni industriali. Spesso, nascono grazie al fatto di avere la disponibilità di oggetti smart ovvero prodotti connessi che permettono di acquisire dati personali sfruttando l’identità digitale della persona che li utilizza. È il caso della partnership avviata da EssilorLuxottica, la multinazionale italo-francese nata nel 2018 dalla fusione tra l’italiana Luxottica e la francese Essilor, che vanta un fatturato di circa 15 miliardi euro e che si occupa della progettazione, commercializzazione e produzione di lenti e occhiali da vista e da sole. Insomma, un potenziale business alimentato da dispositivi wearable.

Nel comunicato rilasciato due anni fa da Luxottica, in coincidenza con l’annuncio della collaborazione, Andrew Bosworth, Vice President di Facebook Reality Labs, dichiarava: “Siamo sempre alla ricerca di dispositivi che possano offrire alle persone modi più efficaci per restare in contatto con coloro che amano. I dispositivi wearable hanno il potenziale per farlo. Abbiamo trovato in EssilorLuxottica un partner ambizioso che metterà a disposizione la sua esperienza e il suo portafoglio marchi d’eccellenza per realizzare i primi smart glasses davvero alla moda".

Sì l’intento, per quanto inverosimile, è produrre un wearable, in questo caso smart glasses, per aiutare “le persone a rimanere in contatto con amici e familiari”. Non sto divagando, è quello che si legge testualmente nel comunicato! “Vogliamo proiettare il marchio iconico di Ray-Ban, brand Luxottica, in un futuro sempre più digitale e sociale, affermava il management della multinazionale italo francese. Mettendo assieme gli occhiali desiderati e indossati da milioni di consumatori in tutto il mondo e la tecnologia che ha reso più vicine tra loro le persone, possiamo ora ridefinire le aspettative sui dispositivi wearable. Con questa collaborazione stiamo aprendo la strada a una nuova generazione di prodotti destinati a cambiare il modo in cui guardiamo il mondo”. Potenza del marketing.

Ecco, quindi, uno scenario dove piattaforme e i più disparati ecosistemi digitali originati da smart product danno vita a modelli di business “innovativi”. Una logica di mercato dietro la quale si cela la grande sfida del secolo: il controllo dei dati. Lo scenario appena descritto implica, nel brevissimo periodo, che la grande popolazione globale sia connessa attraverso “Smart Device”, che sentono, misurano, decidono e trasmettono Big Data ovvero enormi quantità di dati. È uno scenario che evidenzia la crescita esponenziale di “oggetti” che hanno, e sempre più avranno, la capacità di recepire, memorizzare, connettere, correlare e sintetizzare, estraendone informazioni che potranno essere utilizzate per fare valutazioni, prendere decisioni ed eventualmente, ma autonomamente, attivare processi e azioni.

Una partnership, quella tra Facebook e Luxottica, che mette al centro questioni etiche, di privacy e sicurezza nel trattamento dei dati personali. Una questione su cui è aperto un tavolo di confronto tra le due aziende e il Garante della privacy per rendere trasparente le finalità e le modalità di trattamento dei dati. Come si legge sul sito del Garante “All’inizio di settembre si sono svolti due incontri con i rappresentanti di Facebook e Luxottica. Scopo degli incontri, richiesti dalle due società, è stato quello di avviare un confronto riguardo alle domande poste dall’Autorità a Facebook sulle implicazioni per la riservatezza delle persone legate all’utilizzo degli smart glasses Ray-Ban Stories recentemente introdotti sul mercato”.

Gli occhiali sono dotati di funzionalità “Facebook View” che permette la registrazione audio e video. Nei giorni scorsi l’Autorità aveva avviato una procedura formale presso la competente Autorità Garante irlandese (DPC-Data Protection Commission), per richiedere una serie di informazioni utili a valutare la compatibilità degli smart glasses con le norme sulla privacy.

Nel corso degli incontri, le due società si sono dichiarate disponibili a lavorare, anche in raccordo con l’Autorità, per avviare iniziative di informazione e sensibilizzazione con l’obiettivo di responsabilizzare sia coloro che acquisteranno gli occhiali sia tutti i cittadini. L’Autorità si riserva di valutare l’efficacia delle proposte operative che saranno presentate dalle società. Facebook ha informato di avere già inviato all’Autorità Garante irlandese (DPC) le risposte alle domande poste dal Garante, a fini dell’esame da parte di quest’ultimo.

Il caso Facebook-Luxottica è il classico esempio delle implicazioni che determina, da un punti vista giuridico ed etico, la commercializzazione di prodotti digitali connessi. È la digital economy, che parafrasando Luxottica, “diventa il paradigma per cambiare il modo e il modo in cui guardiamo il mondo”. Sia quello che sia, il tutto può essere fatto a una sola condizione: dare la garanzia di una data protection nel rispetto normativo ed etico della privacy delle persone.