Fonte: Key4biz | di Andrea Rossetti, Filosofia del Diritto e Informatica Giuridica, Università di Milano-Bicocca

L’idea di sovranità è storicamente connessa all’idea di nazione e quindi a quella di un confine, di un limite geografico che definisce un territorio sul quale si esercita in maniera esclusiva il potere dello Stato.

Quando parliamo di “sovranità digitale” però è importante non limitarsi a un’idea geografica; il tema delle sovranità digitale non è un problema di confini ma a un problema di limes, termine che in epoca augustea indicava un percorso di attacco, una strada tracciata per rispondere alle esigenze logistiche dell’esercito durante una campagna militare e che non necessariamente sopravviveva al termine delle operazioni belliche.

Il limes non è un  confine, non è una linea che assume uno statuto giuridico in funzione di una serie di norme, ma è un’opera di fortificazione sistemica, in cui l’elemento principale è la strada, il percorso, non necessariamente continuo, non necessariamente omogeneo. Il tracciato di un limes è quindi determinato sia dalla conformazione del terreno sia dal tipo di operazioni che si pensava di condurre.

Allo stesso modo, quando si parla di sovranità digitale il problema non è (solo) di carattere tecnico o tecnologico, ma (anche e primariamente) di carattere normativo; normativo in senso lato: accanto alle norme giuridiche, prodotte dallo Stato, ci sono norme sociali e regole tecniche che non possono essere ignorate quando si definisce il limes.

Il problema della sovranità digitale non può dunque essere ridotto al problema di avere delle factory server posizionate sul territorio nazionale.

Il concetto di sovranità digitale, quando nasce e perché

Il concetto di “sovranità digitale” è nato probabilmente nei primi anni 2000, ma la sua tematizzazione si deve a Pierre Bellanger, CEO della stazione radio francese Skyrock e dell’omonimo social network, che nel 2011 ne ha dato questa definizione: “La souveraineté numérique est la maîtrise de notre présent et de notre destin tels qu’ils se manifestent et s’orientent par l’usage des technologies et des réseaux informatiques”. – “La sovranità digitale è il controllo del nostro presente e del nostro futuro così come si manifestano e si orientano per mezzo dell’uso delle tecnologie e delle reti informatiche.”

La ricerca della sovranità digitale è quindi un obiettivo che non deve essere perseguito solamente dallo Stato (perché incide ora e inciderà sempre di più sulla sovranità politica) ma è un fine che deve essere condiviso da aziende e dai singoli utenti della Rete, concepiti come cittadini e come utenti-consumatori.

Dal punto di vista dei singoli individui, la situazione solo negli ultimi 10 anni è radicalmente cambiata: si è passati da piattaforme di comunicazione globale che permettono di restare in contatto con gli altri utenti,  a piattaforme sulle quali si è persa la capacità di proteggere i dati di coloro che sono interconnessi e di conseguenza si è persa la possibilità di tutelare efficacemente i loro diritti.

I rischi della sempre crescente influenza dei grandi monopolisti

Dal punto di vista economico, la sempre crescente influenza dei grandi monopolisti della raccolta dei dati crea dipendenza economica e un significativo trasferimento di valore al di fuori dei confini nazionali; inoltre il mancato controllo sui dati genera uno squilibrio di potere che richiede allo Stato e agli operatori economici di creare strumenti normativi, non necessariamente giuridici, compatibili con i diritti che permettono la libera circolazione dell’informazione e il rispetto delle libertà personali, che sono irrinunciabili per le nostre pratiche online.

La ricerca della sovranità digitale è un obiettivo che non deve essere perseguito solamente dallo Stato, perché incide ora e inciderà sempre di più sulla sovranità politica, ma è un fine che deve essere condiviso da aziende e dai singoli utenti della Rete. Il tema al centro del Convegno all’Università Milano-Bicocca il 25 novembre 2019.

Photo by Tianshu Liu on Unsplash