Come di fronte a una lenta metamorfosi, nel mondo digitale si sta assistendo a quello che sarà un cambiamento radicale del web. Un cambiamento che va oltre il solo advertisment online.
In linea con la presa di posizione assunta da tempo da Apple in difesa dei dati personali degli utenti, il 3 Marzo Google ha rilasciato un comunicato stampa in cui si afferma che “Se la pubblicità digitale non farà fronte alle crescenti preoccupazioni delle persone sulla privacy e sugli usi della loro identità digitale, il futuro del web libero e aperto sarà a rischio”.
Con l’aggiornamento di iOS 14 e le Privacy Nutrition Label l’azienda di Cupertino ha aperto la strada a una rivoluzione attorno ai temi della Privacy e Google pare volerla seguire. Tra i vari progetti in cantiere a Mountain View, quel che ha attirato maggiormente l’attenzione delle aziende e degli advertiser sono le Federated Learning of Cohorts (FLoC). Con questo metodo Google intende andare oltre il supporto ai Cookies di terze parti raggiungendo le persone con contenuti e ads indirizzati a grandi gruppi di persone raggruppate per gli interessi simili. Al di là dei problemi messi in evidenza da più parti, quel che ci si chiede è a cosa realmente mirino queste nuove prese di posizione.
Finora la tutela dei dati personali e la privacy sono sempre state trattate come un problema a soluzione binaria: sì, no. Molti progetti non hanno visto la luce o hanno subito un brusco rallentamento con evidenti ricadute economiche per via della difficoltà di coniugare l’usabilità con la privacy. Un fenomeno inevitabile al quale sopravvivranno solo le aziende in grado di preservare la propria tempestività nel go-to-market, grazie a prodotti e servizi progettati sin dalle fondamenta con un approccio privacy-by-design. Un fenomeno al quale molte aziende prima di Apple e Google hanno deciso di prendere parte riadattandosi e ripensando i propri processi con creatività e spirito innovatore, domandandosi “come?” e andando oltre lo spettro di soluzioni adottate fino ad oggi per tutelare la privacy e i dati degli utenti.
Un palese esempio della recente inversione di rotta arriva dalla stessa Facebook, da mesi in lotta contro Apple per salvaguardare il proprio core business: l’advertisement targhettizzato. La scorsa settimana l’azienda di Menlo Park ha dato il via alla campagna “Good Idea Deserve to be Found” nel tentativo di spezzare una lancia in proprio favore sensibilizzando le persone sull’importanza della pubblicità personalizzata per le piccole aziende. Al contempo però, WhatsApp, diventata nel tempo una Facebook company, ha risposto alle critiche mosse ai suoi metodi di raccolta dati con degli sforzi encomiabili nello sviluppo di una privacy policy alla portata degli utenti.
Lo scenario è chiaro: innovare o cedere il passo. Con il fiato del legislatore e delle autorità sul collo, il mondo dell’advertisement si sta avviando verso un graduale abbandono del marketing personalizzato. La tutela degli individui e dei loro dati non passa però dalla sola pubblicità online e le proposte legislative attualmente al vaglio delle istituzioni europee su vari temi, tra cui IoT, Sanità, Cybersecurity, rappresentano delle sfide di fronte alle quali è meglio non farsi trovare impreparati.