L’era della "privacy nutrition label" ⁽¹⁾ è iniziata tempo fa, e con il rilascio della versione 14.5 di iOs, Apple ha ufficialmente inaugurato anche il proprio sistema di anti-tracciamento.

Il funzionamento di questo sistema è piuttosto semplice: per tutte le operazioni che richiedono l’accesso ad informazioni presenti sul dispositivo (posizione, tempo di utilizzo, cronologia di navigazione, ecc.) o raccolte tramite altre applicazioni (cronologia acquisti, testi digitati, video riprodotti, ecc.), viene mostrata una finestra in cui l’utente potrà scegliere se accettare il tracciamento o negare l’autorizzazione.

Questo meccanismo implica che le persone, consapevolmente, potranno scegliere quali informazioni cedere e a quali società.

Prima di questa “rivoluzione” i dati non erano certo raccolti o trasferiti illegalmente, sia chiaro, ma venivano trattati sulla base di informative spesso troppo lunghe, complesse, piene di rimandi a versioni precedenti o imprecise sulle figure di titolari e responsabili coinvolti.

Sui vantaggi di un’informativa trasparente ci siamo già espressi ⁽²⁾, ma ciò a cui occorre dare evidenza nella strategia di Apple consiste nel riservare all’utente una posizione centrale e costantemente aggiornata sulla gestione dei propri dati e consensi.

La scelta di farlo dal momento zero, e cioè da quando si decide di scaricare un’applicazione dall’App Store, promuovendo informative semplificate e realizzate tramite strumenti a beneficio di una “spinta gentile” verso una maggior consapevolezza degli utenti: il primo segnale della trasparenza con cui la società di Cupertino ha deciso di affrontare il tema della protezione dei dati dei propri utenti per i prossimi anni ⁽¹⁾.

I benefici di questa scelta saranno visibili già dai prossimi mesi, ed è ora rimessa alle aziende la possibilità di adeguarsi, beneficiando dell’appartenenza ad una “community” di organizzazioni la cui gestione responsabile dei dati dei propri clienti è certificata, o di continuare nella ricerca di un profitto generato sui dati di utenti inconsapevoli.

Il compromesso tra i due fattori è la garanzia di profitto accompagnata da un consolidamento del valore del brand, vista l’opinione dei consumatori verso i marchi più attenti a queste tematiche.

La protezione dei dati dei propri clienti è uno dei temi su cui ruota la sostenibilità di molte organizzazioni, e per poterne beneficiare è indispensabile una strategia di governance dei dati che tenga conto sia delle esigenze dell’azienda, sia di quelle dei suoi clienti.

Un equilibrio dinamico tutto da costruire e raggiungere, e voi a che punto siete?

1. La trasformazione digitale della privacy: tra etica ed etichette

2. Privacy policy: adempimento normativo o vantaggio strategico?

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