Sull’Intelligenza Artificiale si gioca l’ennesimo scontro tra Stati Uniti e Cina. In gioco è la supremazia tecnologica, che significa potere, controllo e competitività. In questa gara l’economia a stelle e strisce precede il gigante asiatico ma il distacco è davvero contenuto. L’Europa non sta a guardare, ma è ben distante dalle prime due potenze. “We believe we are one or two years ahead of China, not five or ten”1 ha affermato di recente Eric Schmidt, ex CEO di Google, di fronte alla Commissione delle Forze Armate nel corso della presentazione dei lavori della National Security Commission on Artificial Intelligence sull’impiego di sistemi di IA in campo militare.

Nel report “Who’s winning the AI race: China, the EU, or the United States” realizzato dal Center for Data Innovation (autori Daniel Castro e Michael Mclaughlin) si evidenzia come negli ultimi anni l’Intelligenza Artificiale sia diventata per la Cina una priorità a livello nazionale. Un numero sempre più alto di investimenti - pubblici e privati – stanno dando vita a un’economia “AI Based”

Fondamentale per comprendere le dinamiche che interessano l’evoluzione dell’IA è la spesa per ricerca e sviluppo di società di software e servizi informatici. Ebbene, secondo quanto affermano gli analisti, nel 2019 le aziende statunitensi hanno speso circa tre volte di più rispetto a Cina e UE messe insieme. Inoltre, la qualità media della ricerca statunitense è ancora superiore a quella della Cina e dell'Unione Europea. La debolezza della Cina rispetto agli USA è nel settore dei semiconduttori, un settore strategico sul quale si sta cercando di ridurre la dipendenza dal numero uno mondiale. Ma il gigante asiatico vince per densità di numero di supercomputer installati e per numero di pubblicazioni scientifiche sul tema.

Insomma, da quanto si evince dal report, si ha la chiara sensazione che la massa critica di investimenti che le grandi potenze stanno dirottando sull’Intelligenza Artificiale determinerà per inerzia un forte sviluppo applicativo che interesserà i più diversi settori di industry. Del resto, vale una considerazione di fondo: quella che oggi chiamiamo Intelligenza Artificiale sarà parte integrante del software prossimo futuro.

L’adozione di nuove tecnologie non può però prescindere da una valutazione dei rischi associati, di controllo e manipolazione sociale soprattutto. Le recenti azioni intraprese dai cittadini europei2 e statunitensi3 e dalle istituzioni pubbliche per proibire l’uso di sistemi di riconoscimento facciale dimostrano l’urgenza di adottare regolamenti e framework per uno sviluppo basato su standard etici.

Nella corsa all’Intelligenza Artificiale si deve dunque individuare un giusto equilibrio tra lo sviluppo tecnico-scientifico e la tutela dei diritti e delle libertà individuali. Consapevoli di ciò, è chiara la necessità per le imprese di adottare un approccio proattivo non limitandosi ad attendere un intervento di regolamentazione da parte delle istituzioni.

Le nuove tecnologie nascono per essere inserite in contesti sociali specifici, complessi e fondati sulle interazioni tra individui, ma anche tra consumatori e imprese. Proprio per questa ragione è lecito domandarsi se, in attesa di una chiara indicazione da parte delle istituzioni, non possano esserci delle strade alternative da percorrere per accrescere la fiducia dei clienti e dei cittadini e per fare della sostenibilità dei sistemi di IA un elemento differenziante.


1. Former Google CEO: China is winning AI race, US must do more


2. European Citizens’ Initiative, Civil society initiative for a ban on biometric mass surveillance practices


3. Kate Conger, Richard Fausset and Serge F. Kovaleski, San Francisco Bans Facial Recognition Technology

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